Il dato molto atteso di ieri era quello sull’Inflazione europea, rappresentativo dell’unica variabile macroeconomica sul forex su cui di fatto agisce (anche se non lo sta facendo) la Banca Centrale Europea.La release ha visto un nuovo decremento dalla precedente rilevazione, portandosi dallo 0,8% nuovamente allo 0,7%. Su questo l’euro, prendendo a riferimento il suo rapporto contro il dollaro americano, non ha mostrato reazioni degne di nota e anzi, dopo una lievissima discesa, è tornato poi ad apprezzarsi fino a portarsi quasi a 1,3950 non troppo lontano dai massimi di periodo a 1,3970.
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Questo perché? In primo luogo, un’analisi appena più approfondita del dato mette in evidenza come il dato “ex-food and energy” abbia visto un lievissimo balzo dall’1% al 1,1%; certo spiega Davide Marone di Daily Fx, se si pensa che questa è la componente del dato sull’inflazione che meno dipende dalla propensione al consumo ed è invece strettamente correlata al prezzo delle materia prime, questo aumento non è particolarmente consolante ma è pur sempre un ritocco nella direzione giusta.
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In secondo luogo, il mercato continua ad essere strutturalmente long di eurodollaro e non vi sono sensate ragioni dal punto di vista macroeconomico per andare a modificare questo sbilanciamento. Proprio ieri, si evidenziava come anche eventuali manovre che la BCE potrebbe implementare dal punto di vista dei tassi di interesse potrebbe rivelarsi inefficace: il margine di intervento sul costo del denaro è oramai minimo e pure un tasso di deposito in territorio negativo non assicurerebbe nessun miglioramento del meccanismo di trasmissione del credito dal sistema bancario a quello produttivo