Negli ultimi anni la crisi economica, la morsa del credito e la pressione fiscale hanno influito sull’andamento del mercato immobiliare, andando a colpire in particolare quello inerente alcune specifiche tipologie di immobili. Stiamo parlando, ad esempio, dei loft, gli spazi abitativi ricavati dalla riqualificazione di stabili destini ad un uso produttivo o commerciale.
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Secondo le ultime statistiche, dunque, negli ultimi cinque anni gli italiani hanno smesso di preferire questa tipologia di immobili alle abitazioni più tradizionali. La domanda di loft, quindi, in Italia, in questo periodo, è calata di circa il 6 per cento, mentre l’offerta, per contrasto e soprattutto nelle grandi città, nelle cui periferie questi spazi sono particolarmente diffusi, è salita del 9 per cento.
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Il risultato di questo fenomeno, tuttavia, è stato il calo vertiginoso dei prezzi dei loft nelle diverse città italiane, dove questi immobili hanno perso anche il 10 o l’11 per cento. La città dove i prezzi hanno resistito meglio è stata Milano, ma decrementi abbastanza consistenti ci sono stati anche a Roma, Bologna e Torino.
I loft, a conti fatti, tuttavia, al di là della praticità o meno e della vivibilità degli spazi, non sono oggi abitazioni conveniente per le persone che vogliono acquistare casa, almeno per due motivi. Da una parte il tipo di accatastamento a cui sono soggetti, C3, li colloca tra gli immobili ad uso commerciale o produttivo in cui non si può prendere la residenza e, di conseguenza, non si può richiedere un mutuo come prima casa.
La seconda ragione è invece costituita dall’IVA, che nell’acquisto si paga al 10 invece che al 4 per cento.