Gap prevede di chiudere 175 negozi in Nord America, circa un quarto del totale, nel corso dei prossimi anni. Ciò emerge da una nota diffusa dal gruppo.
Questa si configura come l’ennesima tornata di tagli per il brand, la seconda durante gli ultimi quattro anni. La catena di negozi di abbigliamento casual, attualmente, stenta a trovare la via giusta per rilanciare il marchio ha deciso di porre nuovi correttivi dal punto di vista economico.
La notizia di potenziali risparmi – come spesso accade in questi casi e nell’incertezza sull’impatto occupazionale che ci potrà essere – piace a Wall Street, dove il titolo tratta in rialzo a fronte di listini piatti.
Dei negozi sacrificati, 140 abbasseranno le saracinesche già all’inizio del 2016. Al termine dell’operazione, volta ad aumentare la produttività e la redditività del brand principale, Gap avrà 500 punti vendita in Nord America, contro gli oltre 700 del 2013. A questi si aggiungeranno 300 outlet Gap, che non saranno interessati dai tagli.
Non è dato sapere quanti posti lavoro andranno persi con la chiusura dei negozi, ma la società ha già anticipato che ci saranno 250 licenziamenti nel quartier generale. L’amministratore delegato Art Peck ha spiegato che la decisione è stata presa per “garantire che la società abbia la dimensione giusta per un mercato in evoluzione” e fare in modo che restino aperti i negozi più produttivi.
Il problema principale è che gap non sembra in grado di cavalcare i trend di mercato, cosa che ha portato a un calo delle vendite (-10% nei tre mesi a maggio, dopo il -5% del trimestre precedente). La chiusura di negozi peserà sulle vendite per 300 milioni di dollari e porterà oneri straordinari per 140-160 milioni di dollari nel secondo trimestre dell’anno fiscale in corso.