Funziona bene il nuovo piano ‘semplice è meglio’ studiato da General Electric per imporsi nuovamente sul mercato. La strategia ha donato nuova linfa vitale ad un’azienda che le ha provate tutte per emergere in un momento complicato della propria storia finanziaria.
Basti pensare che fino a qualche tempo fa, il ‘conglomerato industriale’ in questione aveva dalla sua numerosi comparti. Inglobava, in altri termini, una serie di settori in cui investiva per scegliere quello più remunerativo e puntarci. Sono subentrati numerosi spin-off e numerose operazioni di dismissione, dopo la scelta di tornare al proprio core business. Così, General Electric ha operato una forte ristrutturazione societaria, ed è tornata a occuparsi di ciò che si occupava all’inizio.
Adesso è una società migliore, più ‘snella’ e con investimenti focalizzati. Naturalmente, i risultati sono cominciati ad arrivare. Anche durante il terzo trimestre la società ha annunciato utili in forte crescita e migliori delle attese in virtù della buona performance della divisione motori e apparecchiature per il settore energetico. Gli analisti spiegano così i dati e la ripartenza:
Nello specifico, il periodo è terminato con profitti in crescita a 3,54 miliardi di dollari, o 35 cent ad azione, in confronto ai 3,19 miliardi, o 31 cent ad azione, messi a bilancio nell’analogo periodo del 2013. Al netto delle poste straordinarie l’utile per azione è pari a 38 cent e batte i 37 cent attesi dagli analisti. I ricavi, saliti dell’1,4% a 36,17 miliardi, non sono riusciti invece a superare il consensus di 36,79 miliardi, ma il boom di ordini (+22% a 31,4 miliardi di dollari) e le prospettive ottimistiche delineate dal numero uno Jeff Immelt hanno ampiamente controbilanciato questa mancanza. Wall Street ha accolto più che bene i conti di General Electric, come testimoniato dal balzo odierno dei titoli. Il confronto del titolo con il Dow Jones Industrial, su base settimanale, mostra la maggiore forza relativa di General Electric rispetto all’indice, evidenziando la concreta appetibilità del titolo da parte dei compratori.