Ci sono della aziende in giro per il mondo, considerate da tutti troppo grandi per fallire. Quando si entra a far parte di questo club esclusivo, in genere, si ottiene una visibilità mediatica che invoglia gli investitori. Questi ultimi, tra l’altro, possono stare sicuri che il fallimento sarà evitato a tutti i costi perché sconveniente per l’azienda e per la società civile ed economica di riferimento.
►Gli effetti della liberalizzazione
In questo speciale insieme di aziende, negli ultimi giorni, è entrato anche il gruppo assicurativo Generali che ha riscosso il plauso dalla comunità finanziaria europea ed italiana. Generali è stato indicato come “troppo grande per fallire” dal Financial Stability Board.
Essere troppo grande per fallire, comporta che l’azienda s’impegni a mantenere alto il livello di riserve, più alto del normale. In più devono essere stilati dei piani organizzativi per limitare i danni economici e i fallimenti nel momento in cui la crisi durerà troppo o ci sarà una nuova ricaduta nel baratro della recessione.
La lista dei “too-big-to-fail” è composta da alcune importanti aziende assicurative europee. Oltre a Generali troviamo anche Axa, Allianz, Prudential e Aviva. In più ci sono le tre aziende statunitensi Aig, Metlife e Prudential financial e un gruppo assicurativo cinese: Ping an.