Le elezioni parlamentari europee che si sono tenute nei 28 stati membri UE fra il 23 e il 26 maggio 2019 sono state probabilmente le più attese nella storia elettorale del continente. Il crescendo dei partiti euroscettici in tutta Europa, la Brexit ancora da definire e le sfide per la riforma di un progetto comunitario che ha bisogno di una ripartenza politica costituiscono temi molto caldi, le cui risoluzioni potrebbero avere delle ricadute dirette anche dal punto di vista economico per tutta l’Eurozona.
Dell’impatto che queste elezioni avranno sulla stabilità economica dell’Unione Europea abbiamo parlato con Omar Liverani, responsabile del mercato italiano a Genève Invest, società di gestione patrimoniale indipendente attiva nel settore finanziario degli investimenti a medio e lungo termine dal 2002.
“Il successo dei partiti populisti, anche se limitato, potrebbe portare i governi nazionali a rallentare iniziative che puntino a rafforzare l’Europa in materia economica e a promuovere un processo di riforme difficilmente rinviabile. È chiaro che rispetto alle precedenti elezioni Europee la posta in gioco è molto più alta, soprattutto perché si va verso un gruppo di lavoro più frammentato rispetto al passato, il quale potrebbe implicare un percorso più lento e difficile per alcune delle scelte fondamentali di questo 2019 – spiega ancora Liverani dalla sede Lussemburghese di Genève Invest – vale a dire la nomina del nuovo presidente della Commissione Europea e del nuovo Presidente della BCE. Detto questo, dal nostro punto di vista la sensazione è che i mercati non considerino il risultato di queste elezioni così importanti da provocare un impatto sugli spread dei titoli di stato della zona euro. Solamente un risultato fortemente anti-euro – conclude Liverani – avrebbe potuto avere un effetto davvero concreto sugli investitori e influenzare negativamente gli spread e la crescita dell’eurozona. Per questo motivo, riteniamo che la situazione resterà relativamente stabile.”
Non è soltanto Geneve Invest a ritenere che le elezioni europee dovrebbero avere un’influenza tutto sommato contenuta sui mercati. Anche Antonio Garcia Pascual, Chief European Economist di Barclays, ha parlato di “possibili turbolenze a breve termine”, escludendo però, a meno di scenari al momento difficili da prevedere, un impatto sostanziale sul lungo periodo. Della stessa opinione anche Carsten Brzeski, Chief Economist di ING Germany, che in un nota ufficiale rilasciata al Financial Times ha ridimensionato i timori relativi ad un successo dei partiti euroscettici.
“Il fulcro della questione sarà quello legato alle politiche fiscali – conclude Omar Liverani da Genève Invest – dato che l’avanzata dei partiti populisti potrebbe portare ad una crescita della spesa pubblica dei singoli stati, a tagli delle tasse per sostenere le classi più povere e, di conseguenza, a tensioni fra i paesi comunitari che non rispetteranno i limiti di deficit imposti da Bruxelles. Allo stesso tempo, queste misure avranno l’effetto di aumentare, nel breve termine, il prodotto interno lordo Europeo, e in tal caso ad avere un riscontro positivo immediato sui mercati”.