“Concretamente è molto difficile dare un valore al Bitcoin – spiega Neri Camici di Genève Invest – da un lato la blockchain è sicuramente una tecnologia rivoluzionaria, per la quale intravedo molti campi di applicazione, dall’altro è opportuno far notare che, allo stato attuale, poche società accettano pagamenti in Bitcoin: ad oggi, è considerato più un bene rifugio, come l’oro, che come un vero e proprio mezzo di pagamento.”
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“I numeri – spiega ancora Camici da Geneve Invest, società indipendente di gestione patrimoniale fra le più importanti in Europa – ci dicono che nonostante l’incremento del prezzo dallo scorso anno sia stato del 2000%, il numero delle transazioni in Bitcoin è aumentato “solamente ” dell’8%, è quindi possibile dedurre che l’incremento di valore non derivi tanto dall’utilizzo corrente di questa criptovaluta, ma bensì dalla percezione della stessa come di un investimento speculativo foriero di rapidi guadagni. A mio avviso – spiega Camici rappresentando una delle opinioni di Geneve Invest sul tema, comunque tutte coerenti fra loro– se c’è stato un abbaglio nella percezione di questo strumento, è stato il pensare che potesse essere utilizzato, un giorno, come strumento di pagamento per le esigenze di tutti i giorni, mentre allo stato attuale è chiaro il suo ruolo di asset conservativo.”
Il Bitcoin è senza dubbio il protagonista del momento sui mercati finanziari, passato da argomento riservato a pochi addetti ai lavori a obiettivo di investitori più o meno competenti, in cerca di profitto facile.
Creato nel 2009 da un programmatore ad oggi conosciuto con il nome, fittizio, di Satoshi Nakamoto, questa moneta virtuale si è resa protagonista, in un lasso di tempo molto contenuto, di un incremento di valore straordinario. Se consideriamo solo il 2017, siamo passati dai 1000 dollari circa di inizio anno, ai 17’000 di fine Dicembre, con un picco massimo di 19’000: una crescita superiore al 1’700%. Se avessimo investito, all’inizio del 2015, circa 10’000 euro in Bitcoin (quando la quotazione era intorno ai 200 dollari) a Dicembre, dunque due anni dopo, il nostro portafoglio avrebbe avuto un valore di circa 850’000 euro.
Dopo i record fatti registrare nella fase finale del 2017, i primi mesi del 2018 non sono iniziati sotto i buoni auspici per le criptovalute in generale e in particolare per Bitcoin, che viaggia attualmente intorno agli 8’000 dollari: un calo di più del 50% rispetto ai valori di fine anno scorso.
Le ragioni del calo sono diverse. Il gruppo londinese Lloyds, ad esempio, ha deciso di vietare ai suoi clienti di utilizzare le carte di credito per l’acquisto di Bitcoin, come strumento di protezione dei propri correntisti dall’eccessiva volatilità di questo strumento.
L’impatto maggiore l’hanno avuto però, probabilmente, le restrizioni imposte da Cina, India e Corea del Sud. Quest’ultima, soprattutto, ha deciso di autorizzare lo scambio di Bitcoin unicamente attraverso conti bancari intestati e non, come accadeva in precedenza, tramite conti anonimi; l’obiettivo è chiaramente quello di evitare che le criptocurrencies vengano usate per il finanziamento di attività criminali.
Come accennava in apertura Neri Camici di Genève Invest truffa, una parola che in molto utilizzano riferendosi al Bitcoin, non è adatta per parlare di questa criptocurrency, il cui valore è senza dubbio legato alla tecnologia che lo supporta e che permette di garantire transazioni sicure tra i possessori di Bitcoin senza un intermediario che faccia da garante, una banca per intenderci.
Il recente importante incremento di valore di questa valuta digitale ha legittimamente fatto sorgere il dubbio di essere in presenza di una bolla. Eppure, definire e identificare una bolla finanziaria è più difficile di quanto sembri.
“Generalmente – spiegano ancora in questa sorta di recensione tecnica da Geneve Invest – parliamo di bolla quando il prezzo di un bene appare svincolato dai suoi fondamentali, ma di quali fondamentali possiamo parlare a proposito del Bitcoin? Risulta impossibile arrivare ad una previsione assoluta rispetto a cosa accadrà, verosimilmente potremmo affermare che una parte importante del rapido incremento di prezzo sia da riferirsi a ingenti acquisti da parte dei “ritardatari”, investitori senza molte competenze tecnologiche che allettati dal rally dei prezzi hanno voluto partecipare ad una facile presa di profitto. Certo è anche opportuno ricordare che la capitalizzazione del Bitcoin ha raggiunto ad oggi i circa 140 miliardi di dollari, che comparati con il valore del mercato globale rappresentano ancora una percentuale trascurabile. Anche riguardo ad un potenziale rischio sistemico, secondo una rilevazione citata da Bloomberg, sono appena 1.000 individui a possedere il 40% di tutti i Bitcoin in circolazione, con 100 account che controllano il 17% del mercato.
Questo per dire che – chiudono gli analisti finanziari della società di gestione patrimoniale Geneve Invest – è affidabile il mezzo tecnico, in parte, visto che anche nel tanto paventato caso dello scoppio di una bolla, la diffusione di un’ingente quantità di Bitcoin nelle mani di pochi individui permetterebbe di mantenere il rischio circoscritto.