Ancora troppo instabile la condizione in Grecia. Una situazione, quella di Atene, che rischia sempre di più di contagiare gli altri Paesi. E molti di questi, probabilmente, non reggerebbero un altro urto. Parliamo di Cipro, Portogallo, Italia ma anche (per la prima volta, se le cose dovessero andare male) della Francia. La Grecia è nel dramma e il governo sembra incapace di risalire la china. Sono ad esempio molti i dubbi che salgono per trovare un nome in grado di guidare il Paese dal prossimo anno per la Presidenza della Repubblica a seguito di un trama diplomatica-finanziaria che sembra essere inarrestabile. Intanto, il debito pubblico verso gli altri governi dopo i salvataggi, ammonta nel caso di Atene a 173 miliardi. Qualcuno chiede di poter dilazionarlo su molti decenni a interessi quasi pari a zero. Questa si configurerebbe come una forma celata di default, già sperimentata da altri Stati nel secolo scorso e in grado di stoppare le tensioni politiche che minacciano nuovamente l’Europa. Tuttavia forse per Atene non sarà così dal momento che la Germania ha posto il suo divieto all’operazione.
Il governo tedesco si è opposto, asserendo che una Grecia in deflazione, con un’economia crollata del 25%, una disoccupazione al 27%, potesse realmente ripagare un debito al 175% del Pil.
Tuttavia, la Grecia oggi ha mostrato flebili segni di ripresa, più della stessa Italia, ma la tensione sociale e la pressione finanziaria rischiano di trasformarla in un detonatore per l’Europa. Una concessione sul debito sarebbe costata circa lo 0,7% del Pil europeo, un piccolo pezzo del mercato come lo erano in America i subprime. Negarla, può provocare una catastrofe decine di volte più devastante. Fa dunque bene la Germania ad opporsi?