A chi spetta le gestione dell’impresa familiare, come ci si regola rispetto al fisco e rispetto al sistema previdenziale. Il fatto di aver costituito e magari notificato davanti ad un notaio l’esistenza di un’impresa familiare, non vuol dire che tutto il resto venga meno o possa essere gestito “alla buona” come in famiglia. Entriamo nei dettagli.
Fino a questo momento abbiamo offerto un’ampia panoramica sull’impresa familiare spiegano qual è il ruolo del famigliare imprenditore e qual è il ruolo del famigliare collaboratore e proprio in base a questi ruoli che si definisce un profilo fiscale e poi anche un profilo previdenziale.
> Imprenditore e lavoratore nell’impresa familiare
Abbiamo anche spiegato che dopo una sentenza del 2006 della Cassazione Civile anche la convivente di fatto deve essere equiparata agli altri famigliari che l’articolo 230-bis del Codice Civile indica come possibili partecipanti all’impresa di famiglia.
> Anche la convivente considerata nell’impresa familiare
Rispetto al fisco una normativa del 1986 specifica che i redditi delle imprese famigliari per il 51% spettano all’imprenditore e per il restante 49% sono imputati a ciascun famigliare che abbia prestato servizio in modo continuativo nell’impresa e che avrà soldi sulla base della quantità e della qualità del lavoro effettivamente svolto. Ogni famigliare deve indicare in dichiarazione la quota di partecipazione agli utili e deve corrispondere a quanto indicato in dichiarazione dall’imprenditore.
Sotto il profilo previdenziale, invece, sia il titolare che i famigliari lavoratori sono tenuti ad iscriversi ad una particolare gestione lavoratori autonomi INPS e versare i contributi relativi. Questi sono corrisposti dal titolare dell’impresa famigliare che esercita un diritto di rivalsa nei confronti di ogni partecipante per la quota dovuta.
La complessità della normativa fa capire che un’impresa famigliare non necessariamente è una piccola impresa ma potrebbe avere anche medie e grandi dimensioni.
Quanto alla gestione, ogni famigliare ha un diritto di voto per le decisioni interne per esempio riguardo gli utili ma i poteri di amministrazione restano nelle mani dell’imprenditore che, qualora prenda decisioni contrarie alla volontà della famiglia, saranno comunque da considerarsi decisioni valide.