Tutto gli occhi sono puntati su Tsipras e sulla Grecia. Scadrà domani la rata da 1,6 miliardi di euro che la Grecia deve rimborsare al Fondo Monetario internazionale: il governo sembra non essere in grado di pagare e ha deciso di indire un referendum per domenica prossima sul nuovo programma di aiuti proposto dai creditori internazionali.
Di fatto Atene si troverà a decidere tra una nuova ondata di austerity e l’addio all’euro. Un voto che sarà reso ancora più complicato dalla mancanza di soldi: il premier Tsipras assicura che pensioni e stipendi verranno pagati, ma dal primo luglio Atene non avrà più alcun sostegno dalla comunità internazionale.
In una giornata di questo tipo passano in secondo piano i dati sulla produzione industriale in Giappone (+3% annuo, +1,7% su base mensile), il calo dell’inflazione in Spagna (-0,3%) e l’attesa per il dato tedesco.
Tuttavia dal Giappone arrivano comunque segnali di attesa. Gli sviluppi della crisi greca e la reazione dei mercati asiatici non hanno finora allarmato la banca centrale giapponese (Boj) tanto da considerare l’immissione sul mercato di liquidità d’emergenza come avvenne a settembre del 2008 con la crisi innescata dal fallimento di Lehman Brithers e dopo il devastante terremoto di Fukushima dell’11 marzo 2011. Lo riferiscono fonti dell’istituto d’emissione di Tokyo. Ma se la crisi innescata da Atene dovesse approfondirsi la prima risposta della Bank of Japan sarà proprio quella di offrire una massiccia fornitura di fondi a breve termine in operazioni d’emergenza proprio per calmare gli investitori. “Abbiamo bisogno di più tempo per valutare la seconda tornata di effetti” degli sviluppi in Grecia, ha proseguito la fonte.
Sul fronte delle materie prime, il panico da Grexit sta spingendo anche i prezzi dei cosiddetti ‘beni rifugio’ come l’oro. Le quotazioni del metallo giallo, infatti, salgono dell’1% a 1.185 dollari l’oncia. Effetto contrario per il petrolio: il probabile contraccolpo sull’economia del Vecchio Continente da un’uscita di Atene dall’euro riduce il costro del greggio. Il Wti del Texas cede così 1 dollaro a 58,63 mentre il Brent del Mare del Nord arretra dell’1,4% a 62,4 dollari al barile.