Gli obiettivi economici di Renzi: semplificazione e jobs act

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 Il nuovo esecutivo, affidato con ogni probabilità a Matteo Renzi dopo le dimissioni (quasi forzate) di Enrico Letta, avrà alcuni obiettivi programmatici dal punto di vista economico. Un programma ricco, da portare a termine in tempi brevi. In primo luogo si parla di tagli alla spesa, e dovrà essere un intervento ‘coraggioso’. Molto più coraggioso di quello studiato da Cottarelli.

I tagli alle imposte, questo è certo, non saranno coperti con tagli una tantum (quali potrebbero essere ad esempio il rientro dei capitali dall’estero, che dovrebbero assicurare 8 miliardi di euro nel biennio secondo quanto disse Letta). Intanto, l’impatto sul disavanzo sarà gestito in sede Ue con i ‘contractual arrangements’. Nei primi cento giorni verrebbero poi lanciate nuove semplificazioni sugli adempimenti in materia tributaria e fiscale, misure subito cantierabili e da portare a regime entro l’anno.

Un’area di policy che s’intreccia con l’ipotesi di accorpamento dei ministri senza portafoglio, tra i quali c’è appunto quello della Pa e delle Semplificazioni.

L’altro punto cruciale, piatto forte del menu Renziano, è il ‘Jobs Act’. Esso dovrà essere discusso con gli alleati. Immaginando come contenuti minimi quelli messi in fila nel documento Impegno Italia di mercoledì, si partirà dal contratto di inserimento a tutele progressive con gli anni di lavoro legato a una razionalizzazione dell’attuale ventaglio di contratti esistenti (14 in tutto) e l’adozione di un nuovo Codice del Lavoro.

Il terzo pilastro del Jobs Act è il completamento della riforma degli ammortizzatori sociali in chiave universalistica, finalizzato all’estensione delle coperture assicurative ai lavoratori ancora esclusi.

Sul fronte degli altri sgravi alle imprese resta per il momento l’obiettivo del taglio del 10 per cento dei costi dell’energia per le piccole imprese.

Altra priorità di cui si parla è un piano straordinario di edilizia scolastica.

 

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