Il governo britannico ha ceduto 2,1 miliardi di sterline in titoli di Rbs, Royal Bank of Scotland, iniziando il processo di cessione della quota pubblica a sette anni dal salvataggio della banca nel 2008.
Il ministro delle Finanze, George Osborne, ha accolto con soddisfazione il ritorno di Rbs ai privati, ritenendo che è giusto iniziare a vendere nonostante al prezzo attuale il Tesoro britannico registri perdite. “Mentre la cosa più semplice da fare sarebbe tirarsi indietro dalle decisioni difficili e lasciare Rbs nelle mani dello Stato, la cosa giusta da fare per l’economia e per i contribuenti è quella di iniziare a liberarci della nostra quota”, ha dichiarato Osborne. Si tratta del primo tassello in vista dell’ondata di privatizzazioni che ha in programma il governo inglese.
L’operazione di oggi fa scendere la quota della banca in mano ai contribuenti al 72,9% dal 78,3% pagato all’apice della crisi finanziaria del 2007-2009 ben 45,8 miliardi di sterline. Secondo il ministro “ombra” delle Finanze, il laburista Chris Leslie, “Rbs è stata salvata con urgenza, ma non deve essere venduta alla stessa velocità”. Leslie sottolinea che Osborne “ha bisogno di giustificare la sua fretta nello svendere la banca, mentre questa è ancora in attesa di giudizio negli Stati Uniti per le vendite abusive di mutui sub-prime”. Rbs ha accantonato 2,1 miliardi di sterline in vista del contenzioso con le autorità Usa, ma secondo gli analisti la multa potrebbe arrivare a 9 miliardi.
L’UK Financial Investments, l’ente che possiede la quota del governo, ha venduto ieri il 5,4% del capitale di Rbs, pari a 630 milioni di titoli, a 330 pence per azione contro i 502 pence del salvataggio. Rispetto al prezzo di chiusura di ieri in Borsa lo sconto è stato del 2,3%. Il ceo di Rbs, Ross McEwan, si è detto soddisfatto dell’operazione, sottolineando che l’operazione certifica i passi avanti fatti dalla banca “per diventare più forte, più semplice e più equa”.