Uno dei maggiori problemi per la Grecia è rappresentato dai pagamenti dovuti al Fondo monetario internazionale, fino ad oggi puntualmente onorati.
Nella prima metà di maggio, però, ci sono quasi 1 miliardo di euro da rimborsare legati ai prestiti del passato: proprio una scadenza fissata il 12 maggio pesa per circa 750 milioni di euro. Soldi che a quel punto non si troverebbero più nelle case pubbliche di Atene. E visto che il Fmi ha fatto sapere agli emissari ellenici che non c’è modo di dilazionare i pagamenti – Christine Lagarde ha rispedito al mittente una richiesta in tal senso – il conto alla rovescia è più che mai accelerato. Secondo la Reuters, in cassa ora sarebbero rimasti solo 2 miliardi. Per di più, aggiunge oggi l’organismo di Washington, in futuro non potrà che andar peggio: “Non ho informazioni dettagliate sulla liquidità della Grecia, ma fra giugno, luglio e agosto l’ammontare che Atene dovra pagare aumenterà significativamente e serve un accordo prima”, ha detto Poul Thomsen, responsabile del dipartimento europeo del Fmi, durante una conferenza nell’ambito dei lavori primaverili negli Usa. Da lì ha anche annunciato che le stime sulla crescita economica sono “irrealistiche” e andranno riviste al ribasso dall’attuale +2,5% in 2015 e +3,7% nel 2016.
Il commissario europeo agli affari economici, Pierre Moscovici, sempre da Washington ha detto che non c’è un “piano B” per Atene, sollecitandola ad “accelerare” sul piano di riforme o rischiare il default. I colloqui “non sono stati abbastanza precisi. Non è che stiamo parlando del nulla, stiamo discutendo ma è arrivato il momento di fare passi avanti”, ha spiegato al Financial Times, sottolineando che una “Grexit sarebbe un male per l’Eurozona, per i greci e per il sistema finanziario”. Varoufakis ha incontrato intanto Mario Draghi, il presidente della Bce, che per il ministro delle Finanze “vuole una soluzione presto per aiutare la Grecia a crescere”.
Anche le banche, d’altra parte, vivono i loro problemi di liquidità: la stampa ellenica scrive oggi che le banche “si stanno dissanguando” a causa dei continui prelievi allo sportello degli utenti, intimoriti dal rischio di un possibile default pubblico.