La Grecia è a un passo dalla conclusione, positiva, dei negoziati con i creditori. Ma i problemi del Paese, che ha rischiato il default, non finiscono di certo qui.
Dal momento che tutti sanno che se non verrà tagliato il debito, la Grecia non potrà mai rimborsare quanto dovuto ai creditori, occorre trovare soluzioni per cercare di risolvere il problema nel modo più indolore per le parti in causa. L’ultima idea, abbastanza simile a quella proposta dall’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis e brutalmente cassata dall’Eurogruppo, è quella esposta da Charles Goodhart della London School of Economics dalle colonne del Financial Times.
Secondo Goodhart, la Grecia dovrebbe convertire tutto il suo debito in bond legati al pil. I bond non pagherebbero interessi fino a quando il pil pro capite della Grecia non fosse tornato ai livelli pre-crisi. E una volta superata questa soglia, i bond pagherebbero un rendimento doppio della percentuale di crescita del pil pro-capite rispetto al massimo pre-crisi. Ovviamente verrebbe allungata la durata dei bond, Goodhart parla di obbligazioni quarantennali.
Lo switch dei titoli di Stato tradizionali ai bond connessi al pil, stando a Goodhart, presenta moltii vantaggi: prima di tutto i creditori verrebbero rimborsati solo se aumenta il pil della Grecia e quindi l’obiettivo prioritario di ogni politica diventerebbe quello della crescita economica, mentre ora l’Eurogruppo punta tutto sul raggiungimento di un ampio surplus primario che si può raggiungere solo adottando politiche di austerità. Questo però non fa altro che aggravare la recessione, aumentando così il rapporto debito pubblico/pil e rendendolo sempre più insostenibile. La conseguenza è che per la Grecia è sempre più difficile rimborsare il debito. Goodhart osserva quindi che se il pil aumenta non c’è bisogno di tagliare il debito: ecco perché è più salutare anche per i creditori la conversione dei vecchi bond in bond legati alll’andamento del pil.