Eccoci arrivati al momento della verità, l’atto finale dei negoziati per il salvataggio di Atene con la spia rossa dell’allarme accesa e con il rullo di tamburi.
Alexis Tsipras incontrerà oggi al vertice Ue di Riga la Cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande per provare ad accelerare verso una soluzione. “Le trattative si muovono a un ritmo tale per cui è possibile trovare un accordo”, ha detto ieri con ottimismo il Commissario agli affari economici Pierre Moscovici. Il tempo a disposizione per raggiungerlo si è però drammaticamente accorciato. Il 5 giugno Atene deve rimborsare 305 milioni di prestiti all’Fmi. “E se entro quella data non ci sarà un’intesa in grado di risolvere i nostri problemi di liquidità, noi non potremo pagare”, ha ammesso ieri il capogruppo parlamentare di Syriza Nikos Filis.
Lo spettro del default torna così all’improvviso a materializzarsi sui negoziati. “Nella situazione attuale non mi sentirei assolutamente di escluderlo “, ha detto ieri per la prima volta il ministro alle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble. È vero, come ammettono tutti, che su diversi punti delle trattative sono stati fatti passi avanti: su temi una volta spinosi come privatizzazioni, pubblica amministrazione e persino riforma fiscale, la Grecia e l’ex Troika sarebbero arrivate a una quadra. Sui due argomenti più caldi però – lavoro e pensioni – le rispettive posizioni non si sono mosse di un millimetro. Ue, Bce e Fmi chiedono nuovi tagli alla previdenza e ribadiscono il loro no alla reintroduzione dei contratti collettivi. Tsipras ha confermato l’altra sera in Parlamento che su questi argomenti non si tratta. Non solo: oggi ripeterà a Merkel e Hollande che il suo governo non firmerà mai un accordo dimezzato. Anzi, pretende di affrontare subito altri due capitoli che per i creditori sono tabù: il taglio al debito ellenico (tutti sanno che è insostenibile, ma preferiscono non parlarne ora per timore di perdere consensi sul fronte domestico) e una strategia di investimenti per rilanciare l’economia del paese.