Ricominciano le trattative atte a cercare di evitare l’uscita della Grecia dall’euro e individuare una soluzione politica ed economica alla crisi che affligge Atene.
Un compito arduo, dopo che il referendum ha bocciato le proposte dei creditori. “Il governo greco ci deve dire come si vuole districare da questa situazione”, dice il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo sottolineando che servono “proposte concrete” e che la situazione “non si risolve in una notte”. Oggi sono previsti prima un Eurogruppo e poi un vertice Ue per affrontare la questione.
Il politico lussemburghese precisa che il voto di Atene è stato espresso su “proposte che non sono più sul tavolo”, aggiungendo di “non aver capito cosa è stato chiesto ai cittadini”. Si dice “pronto a tutto” per l’accordo e a lottare “per evitare la Grexit fino alla fine”, ma ai greci ricorda che “non è ammissibile per la Commissione essere chiamati terroristi”, ribattendo alle sparate del ministro ellenico dimissionario, Yanis Varoufakis. Quando sottolinea che “oggi cercheremo di mettere ordine e ristabilire fiducia”, però, si capisce che gli incontri del pomeriggio non saranno risolutivi.
Prima di Juncker, era stato il premier francese ad aprire le danze di dichiarazioni politiche. E Manuel Valls ha parlato tendendo non una, ma due mani alla Grecia: “Ci sono le basi” per arrivare a un accordo, ha detto il premier aggiungendo: “L’Europa non può correre il rischio di un’uscita della Grecia dall’euro” e concludendo che “non esistono soggetti tabù” sulla ristrutturazione del debito della Grecia.