Alexis Tsipras è sempre più tra l’incudine e il martello. Da un lato le pressioni politiche interne e dall’altro lato del suo popolo, che rumoreggia e protesta come non mai.
Il premier greco che ha firmato l’accordo con i creditori Ue per un piano da 86 miliardi di aiuti, il terzo dalla crisi economica, in cambio di pesanti riforme si ritrova il partito spaccato, con la fronda più radicale fortemente contraria all’intesa, e anche il partito di governo Anel (di destra) ha forti perplessità sul fornire il suo supporto. Anche il sindacato greco che rappresenta i dipendenti settore pubblico (Aedy) scende in pista e invita i propri iscritti a scioperare domani per 24 ore in segno di protesta contro il nuovo accordo raggiunto dal governo di Atene ed i creditori internazionali per il salvataggio della Grecia che prevede nuove e più dure misure di austerità: a rischio ci sono anche le 9mila riassunzioni decretate dal governo Tsipras a maggio, che ora potrebbero essere annullate. Una mossa che segue le manifestazioni di contrarietà in piazza Syntagma, della sera di lunedì.
Nel coro degli attacchi torna a farsi sentire l’ex ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, che grida al golpe richiamando gli eventi del 1967. Insomma, il clima ad Atene resta rovente mentre le esigenze finanziarie si fanno stringenti: salta un nuovo pagamento al Fmi mentre l’Eurogruppo dibatte di come fornire tecnicamente sostegno immediato con un prestito ponte e il falco Wolfgang Schaeublerispolvera il tema dei ‘pagherò’ da far emettere ad Atene. Una deriva pericolosa, che per alcuni potrebbe rappresentare un tentativo di far tornare in gioco l’emissione di una moneta parallela e quindi la Grexit.