Grecia, è ancora notte fonda. Il premier Alexis Tsipras ha comunicato che il popolo sarà chiamato domenica 5 luglio a votare il referendum sulla proposta dei creditori: un voto ricco di incognite.
Il primo ministro, con un discorso quasi drammatico alla televisione, spiega di non aver avuto scelta davanti a offerte che sono in realtà ricatti e ultimatum contrari ai valori europei, per cui il governo è “obbligato a rispondere sentendo la volontà dei cittadini”. Parole che hanno scatenato il panico fra i cittadini, che si sono precipitati in massa ai bancomat a prelevare contanti.
“Ci hanno chiesto di accettare pesi insopportabili – dice Tsipras ai greci – che avrebbero aggravato la situazione del mercato del lavoro e aumentato le tasse”. Ma una delle condizioni sulle quali Tsipras aveva probabilmente puntato, già a metà pomeriggio non si è realizzata: l’Eurogruppo, in un riunione rapida e preceduta da dichiarazioni durissime, ha rifiutato di prorogare il programma di aiuti di sei giorni. Fino, appunto, al 5 luglio, data in cui Tsipras vorrebbe far svolgere il referendum. In nottata, arrivano le parole di sfida di Tsipras, durante il dibattito in Parlamento chiamato a votare su come procedere alla consultazione: “Il referendum si farà, che piaccia o meno ai nostri partner”. E se il premier ellenico se la prende, in particolare, con il Fondo monetario internazionale: “Il coinvolgimento dell’Fmi nel salvataggio rende più difficile un’intesa”. Poi definisce offensive le proposte dei creditori. E si dice certo che il popolo sovrano dirà un forte no all’ultimatum. E il Parlamento ha dato il via libera alla consultazione.