La situazione greca spaventa ogni giorno di più i mercati, i quali stanno crollando per colpa delle vendite indiscriminate lanciate dai fondi e dai grandi speculatori internazionali.
Il timore di una Grexit è molto forte. Gli analisti ritengono che il momento è propizio, congeniato ad arte dalla stampa al servizio della grande speculazione e dalla tempistica di negoziati fra creditori e debitori che non giungono a una conclusione. Tuttavia forse non devono nemmeno giungere a una conclusione nell’immediato, altrimenti finisce il bello (il club masonico Bilderberg si era riunito appositamente la scorsa settimana).
Così, quello che volevano ottenere i ribassisti lo hanno ottenuto mandando a picco borse e mercati obbligazionari europei, saliti troppo nei primi mesi dell’anno. Del resto un Btp decennale che rendeva 1,4% o un Bund allo 0,15% era qualcosa di anomalo per non dire assurdo nel panorama finanziario europeo. Così, nel bel mezzo del marasma, il Bund è tornato a salire di prezzo, mentre il Btp è sceso insieme a tutto il resto della periferia europea. Per non parlare dei titoli di stato ellenici che sulla parte biennale scontano un rendimento che sfiora il 30%.
In Europa la ripresa economica c’è e timidamente si sta rialzano anche l’inflazione. Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha ribadito, all’inizio della sua audizione al Parlamento europeo come i dati dimostrino che la ripresa economica sta procedendo a ritmo moderato. Il piano di riacquisto di bond europei prosegue secondo programma (60 miliardi al mese) e questo funge anche da cuscinetto in caso la situazione in Grecia dovesse precipitare. Anche se lo scenario peggiore pare sia scongiurato: non c’è volontà da nessuna delle due parti (creditori e greci) di finire in stato di insolvenza. I soldi per tirare avanti la carretta (greca) ci sono, sono quelli della Ue e del FMI, ma resta da stabilire come continuare ad erogarli. Tutto il resto sono notizie messe in circolo ad arte dalla speculazione.