Ripartono gli aumenti Irpef nelle Regioni. Nel 2014 Lazio, Piemonte e Molise raggiungono i nuovi tetti massimi concessi alle aliquote. Successivamente a quanto accadde nel 2011, periodo in cui il Governo Monti aumentò l’addizionale Irpef regionale al fine di mettere una ‘toppa’ sui tagli aggiuntivi assestati ai bilanci del territorio (operazione contemplata nel ‘Decreto Salva Italia’), i Governatori hanno nuovamente ‘da fare’ per ciò che concerne la Finanza Locale.
Tutto ruota attorno alle loro scelte autonome. Le amministrazioni si trovano al bivio tra federalismo fiscale (elemento al rialzo di anno in anno per ciò che concerne i tetti delle addizionali) e regole sblocca-pagamenti. Queste ultime consentono di individuare nel Fisco sui redditi la chiave per trovare i soldi con cui pagare le anticipazioni statali.
La situazione al momento
Gli effetti sono quelli temuti alla vigilia. L’Irpef regionale è condizionata dai bilanci. A farne le spese sono le tasche dei contribuenti, in particolar modo nelle zone più in difficoltà. Quelle che cambieranno sono le regole generali dell’Irpef a livello locale. Il limite massimo sale da quest’anno, eccezion fatta per le super-aliquote riguardanti il deficit sanitario.
> Guida agli aumenti Irpef nelle Regioni: cosa cambia da nord a sud
Il limite massimo passa dall’1,73% al 2,33%. Toccherà anche quote pari al 3,33% nel 2015. La norma, per la cronaca, è stata scritta proprio nel 2011, all’interno del Decreto Attuativo (Dlgs 68/2011) concernente il federalismo fiscale. L’entrata in vigore è dunque molto in ritardo. Se la regola fosse applicata a tutte le Regioni il gettito dell’Irpef locale arriverebbe a superare i 24 miliardi.
Da nord a sud
Le aree interessate vanno dal settentrione al meridione. Le aliquote 2014 sono aumentate in Piemonte e Liguria. Un ritocco è stato effettuato anche in Molise dove così come accadrà in Calabria servirà per tamponare il maxi deficit di livello sanitario.
I rincari si concentrano sui redditi più alti. Stessa situazione in Umbria. Nel Lazio c’è stato un più alto grado di previdenza: al primo aumento annuale si aggiungerà infatti un rincaro durante il prossimo anno, con l’addizionale regionale ancorato ai tetti massimi previsti per legge.