Se c’è un’operazione fiscale che può dare luogo alle deduzioni o detrazioni IVA non basta contabilizzare la spesa ma è necessario portare in dichiarazione anche contratti e fatture, nel senso che bisogna specificare con precisione i costi sostenuti e i servizi resi. Lo ha spiegato la Cassazione.
Se un’azienda o un professionista sostengono dei costi per prestazioni di consulenza, questi costi non sono deducibili dal reddito. Allo stesso modo è indetraibile l’IVA nel caso in cui il contribuente non riesca a consegnare nelle mani dell’Erario la prova che c’è stata una connessione rispetto all’attività svolta.
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La Cassazione su questo punto è stata chiara e la sentenza da prendere come riferimento è la numero 7214 del 10 aprile 2015, riferita alla deducibilità delle spese aziendali. Il caso preso in esame dai giudici è quello di un professionista cui il fisco ha contestato l’indeducibilità delle imposte dirette e IRAP e l’indetraibilità in relazione ad alcune spese sostenute per prestazioni ricevute da terzi.
Sulle fatture era riportata una dicitura estremamente generica e in più secondo la Cassazione, mancava del tutto la descrizione dei servizi fatturati. Il principio giuridico da tenere come riferimento, invece è il seguente:
“I costi, per essere ammessi in deduzione quali componenti negativi del reddito di impresa, debbono soddisfare i requisiti di effettività, inerenza, competenza, certezza, determinatezza o determinabilità”.
E in più bisogna sempre ricordare che spetta al contribuente l’onere di provare non solo che i costi sostenuti sono inerenti all’attività ma anche a quanto ammonta di preciso la spesa. Il tutto attraverso una documentazione completa di importi e ragione di spesa.