Ormai, per quanto concerne lo sfruttamento del lavoro minorile è scattato l’allarme. Un dato molto preoccupante è stato rilasciato nei giorni scorsi in seguito a una ricerca condotta dall’Associazione Bruno Martini di concerto con Save the children.
Si parla di ben 260.000 minorenni sotto i sedici anni sfruttati lungo la penisola. Non vi sono, inoltre, differenze tra ragazzi e ragazze.
Basti pensare che il 46% degli under 15 che lavorano sono femmine. Le esperienze di lavoro sono in buona parte occasionali (40%), ma uno su quattro lavora per periodi fino ad un anno e c’è chi supera le cinque ore di lavoro quotidiano (24%). La cerchia familiare è l’ambito nel quale si svolgono la maggior parte delle attività: il 41% dei minori effettua un lavoro nelle mini o micro imprese di famiglia, mentre uno su tre svolge lavori domestici continuativi per più ore al giorno e più di uno su dieci lavora presso attività portate avanti da parenti o amici.
Lavori minorili principali
Tra lavori minorili più svolti fuori dalla propria abitazione segnaliamo i ‘mestieri’ nel settore della ristorazione (18,7%) quali barista o cameriere, seguiti a ruota dalla vendita stanziale o ambulante (14,7%). Minori vengono poi sfruttati nel lavoro agricolo o di allevamento (13,6%) ma anche nei cantieri (1,5%).
Compensi
Meno della metà dei minori che lavorano tra i 14 e i 15 anni ottengono un compenso (45%) e di questi solo uno su quattro lavora all’esterno della cerchia familiare.
Il parere di Susanna Camusso
Secondo il segretario della Cgil, Susanna Camusso, “la prima straordinaria riforma di cui ha bisogno il nostro Paese è quella dell’istruzione. In questi anni abbiamo avuto tagli e i risultati sono davanti a tutti, ad esempio l’aumento della dispersione scolastica”. La scuola può toglere i ragazzi dalla strada?