L’Italia ha fatto proprio il 53,7% dei fondi delle politiche di coesione di cofinanziamento stanziati dall’Unione Europea della programmazione 2007-2013, e ad oggi rimangono 12,9 miliardi di stanziamenti Ue (tutti impegnati), da utilizzare entro il 2015. È quanto ribadito da Shirin Wheeler, portavoce del commissario alle Politiche regionali Johannes Hahn. Dall’Ue rimarcano che «non ci sono margini» per modificare tutto quello che è stato concordato nella rinegoziazione col governo Letta e serve «concentrarsi per attuare» quanto deciso.
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Assommano invece ad un totale di 32,8 miliardi di euro i fondi strutturali previsti per il periodo 2014-2020. Tale somma stando a quanto ha affermato Bruxelles non potrà essere utilizzata per finanziare misure economiche a sostegno della congiuntura. I fondi europei dovranno essere usati per finanziare progetti atti a rafforzare il tessuto produttivo, la formazione, i progetti di innovazione e non possono essere «trasferiti a bilancio».
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Per il Commissario alle politiche regionali Joahannes Hahn restano «ovviamente alcuni nodi da risolvere – principalmente sul futuro sistema di governo dei fondi, sulla concentrazione delle risorse su poche priorità, e su quali strategie verranno scelte per migliorare i servizi ai cittadini e per espandere la base produttiva». Aspetti che verranno discussi «nelle prossime settimane». Un’altra questione che l’Italia dovrà analizzare a fondo, secondo la Commissione europea, è la destinazione degli investimenti per la ricerca e l’innovazione. In merito al fatto che i fondi strutturali non possano essere utilizzati al fine di risolvere problemi di finanza pubblica o di cuneo fiscale non ci sono dubbi, ha aggiunto Hahn: «La politica europea di coesione ha altri obiettivi e c’è il regolamento europeo da rispettare».