Continua l’attacco dell’Unione europea contro i ripieghi offerti dai singoli paesi alle grandi aziende alla ricerca di privilegi fiscali. Viene fuori un altro nome dalla lista delle 100 società con sede in Lussemburgo controllate dall’Unione europea. Il commissario per la concorrenza avrebbe preteso documenti e informazioni dal Gran Ducato in merito al trattamento assegnato ad Amazon, il gigante delle vendite online. “Stiamo esaminando che tipo di accordi ci sono in questo campo fra il Lussemburgo e Amazon”, ha spiegato una fonte della Commissione Europea al Financial Times. E un’altra fonte assicura che la Ue sta emettendo mandati esplorativi di questo genere in diversi paesi del continente.
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Alcune sono già note, come le inchieste aperte da poco nei riguardi di Apple, Starbucks (la catena americana di caffetterie all’italiana) e Fiat Finance and Trade per controllare se sono state violate norme dei singoli stati in materia fiscale in Irlanda, Olanda e Lussemburgo. Una richiesta di dati, come quella al momento presentata ad Amazon, è il primo passo indispensabile alla probabile apertura di un’indagine formale, scrive il quotidiano finanziario britannico. La Apple e il Ft annota che Amazon è stata al centro di polemiche anche per altri motivi, ad esempio per le condizioni di lavoro nei suoi giganteschi centri di smistamento, oltre che per i rapporti con la concorrenza e i fornitori. In merito alle tasse, dice Margaret Hodge, capo della commissione delegata ad investigare sulle questioni fiscali, “ha condotto una strategia estremamente aggressiva per evitare di pagarle”. Fonti della Commissione Europea dicono che finoad oggi il Lussemburgo, ritenuto da alcuni un paradiso fiscale “non off shore”, non è disposto a collaborare con le indagini.