Alcuni post pubblicati in precedenza ci hanno dato la possibilità di conoscere più da vicino un prodotto finanziario che può essere utilizzato come investimento a breve termine. Si tratta dei cosiddetti pronti contro termine, strumenti bancari di introduzione non troppo recente – risalgono infatti alla fine degli anni ’70 – che possono essere utilizzati e proposti in alternativa ai conti deposito e ai certificati di deposito.
> Che cosa sono i pronti contro termine
> I pronti contro termine – Le caratteristiche
In questo post, quindi, completeremo il discorso iniziato in precedenza cercando di capire come è possibile chiudere o estinguere questo prodotto finanziario e quali sono le tasse a cui sono soggetti.
I pronti contro termine – Estinzione
I pronti contro termine si possono configurare, come abbiamo detto, come dei prestiti con scadenza fissata e definita in anticipo. A causa di questa loro caratteristica intrinseca, dunque, non è possibile in genere una estinzione anticipata del prodotto, e non sono dunque contemplate scappatoie come la vendita alla banca o il riacquisto da parte dell’emittente.
Di norma, anzi, nei casi di estinzione anticipata può essere applicata una penale.
I pronti contro termine – Tassazione
Per quanto riguarda invece le tasse a cui sono soggetti i pronti contro termine, coloro che li sottoscrivono si troveranno a pagare due tipi di aliquote:
- quella sulle rendite finanziarie, tipica di molti prodotti simili
- quella sugli interessi maturati sui sottostanti titoli, che può variare in base alla natura del titolo – più bassa nei confronti dei titoli di Stato, più alta per gli altri tipi di titoli.