Telefonica ha archiviato il 2013 in positivo. Ricavi consolidati per 57 miliardi (con un -8,5% per via dell’effetto cambi), di cui più della metà provenienti dall’America Latina. Qui, sono crsciuti del 9,6% a 29,2 miliardi in confronto al -8,6% dell’Europa con 26,8 miliardi di entrate. Stabile l’Ebitda a 19,07 miliardi e margine in leggera flessione al 33,4%.
Gli utili netti sono saliti del 16,9% a 4,59 miliardi, mentre l’indebitamento netto è stato ridotto di quasi sei miliardi in un anno, calando di preciso a 45,38 miliardi. In Brasile, malgrado la buonissima crescita della clientela nel mobile, i ricavi sono aumentati solo del 2,2% a 12,2 miliardi. L’Ebitda è in frenata del 5,5% a 3,94 miliardi.
In Germania, invece, l’acquisizione di E.plus da Kpn sta incontrando qualche ostacolo: è della giornata di ieri la conferma che la Ue ha inviato una serie di rilievi alle parti in causa. La guidance per l’esercizio in corso vede ricavi in crescita (ma senza precisazioni sul quanto), Ebitda in calo dell’1% e debito netto in riduzione sotto i 43 miliardi.
Indicazioni che, per qualche analista, sono suonate come un segnale che il titolo (ieri giù del 2,5%) appare un pò sopravvalutato.
Intanto, in merito alla situazione ‘spezzatino’ di Tim Brasil, Telefonica si è appellata contro la delibera dell’Antitrust brasiliano che ha concesso 18 mesi di tempo per adeguarsi a un’alternativa indigesta: rivedere il 50% di Vivo (primi operatore mobile del Paese) conquistato tre anni fa sciogliendo la joint venture con Portugal Telecom, oppure uscire da Telco-Telcom.
La prima soluzione non è in predicato, soprattutto dopo che Telefonica ha risottolineato l’importanza del Brasile per il gruppo, ponendo il paese tra le quattro aree core.