Lo scandalo del Dieselgate si allarga anche all’Italia. Non solo per vendita di veicoli “truccati”, ma anche per la produzione e distribuzione.
Questa mattina la Guardia di Finanza ha eseguito una serie di perquisizioni nella sede di Porsche Italia a Padova e presso le abitazioni di otto indagati. Le Fiamme Gialle sono alla ricerca di documentazione, anche informatica, per verificare se nella produzione e nelle distribuzione in Italia dei veicoli Porsche, siano stati installati nel sistema elettronico delle auto dei software in grado di determinare emissioni di gas diverse da quelli comunicati o risultati dai controlli. La procura di Padova ipotizza il reato è frode nell’esercizio del commercio.
Nel frattempo, in Germania, Volkswagen avrebbe raggiunto un accordo per 20 miliardi di euro di prestito ponte, con 13 banche, per coprire i costi del dieselgate. Di certo il processo avviato per chiarire ragioni e dinamiche del dieselgate durerà almeno ancora un anno. Almeno secondo il ceo Matthias Mueller, che allo Stern ha detto: “Spero che per la fine dell’anno prossimo ne saremo abbondantemente fuori”. Al contrario, il fronte delle rivendicazioni dei clienti e delle denunce all’impresa tedesca resterà aperto “presumibilmente per anni”, mentre sulle prospettive dell’impresa tedesca, Mueller ha aggiunto: “Il futuro è elettrico”.
Le parole del manager giungono direttamente a Wolfsburg dove è in atto l’assemblea di fabbrica della Volkswagen, con la partecipazione di circa 20 mila dipendenti e alla presenza anche del capo del consiglio di fabbrica Bernd Osterloh, di Wolfgang Porsche (consiglio sorveglianza) e del presidente finanziario Frank Witter. Con loro anche il ministro dell’Economia Gabriel. E se i vertici del colosso tedesco hanno finora garantito che non vi saranno conseguenze sul personale dipendente, sale l’ansia fra i contratti a termine e i lavoratori interinali: secondo l’Hannoversche Allgemeine Zeitung, infatti, 300 contratti di lavoratori interinali in scadenza a fine gennaio, non saranno rinnovati.