Il Financial Times parlerà ora la lingua giapponese. L’editore inglese Pearson ha deciso di vendere la prestigiosa testata finanziaria londinese, confermando le indiscrezioni anticipate dalle principali agenzie di stampa.
Stupisce il nome dell’acquirente, diverso rispetto alle prime previsioni. Mentre in un primo momento sembrava che ad acquistare fosse il gruppo tedesco Axel Springer, alla fine (a sorpresa) è stato il gruppo giapponese Nikkei, che l’anno prossimo celebra 140 di vita, ad annunciare che sta conducendo in porto lo shopping, per 160 miliardi di yen (1,29 miliardi di dollari, più di 1,1 miliardi di euro). Lo stesso gruppo Axel Springer ha smentito il suo interesse per il quotidiano londinese.
Il venditore Pearson, che si è concentrato sulla pubblicistica di tipo scolastico/educativo, si sarebbe deciso a concentrarsi ancor più su quel segmento, mettendo fuori dal perimetro il settore dei media (che comprende il 50% dell’Economist e il russo Vedomosti). Dall’accordo con i giapponesi, però, rimangono esclusi il quartier generale londinese del gruppo Pearson nonché il pacchetto del 50% dell’Economist. Il titolo di Pearson, che da sessant’anni possiede il quotidiano della City con il tipico impaginato salmone, è salito in Borsa, per altro nel giorno di vigilia dei conti.
Solo pochi giorni fa, Bloomberg riportava la volontà di Pearson di cedere il quotidiano. In quell’occasione si era parlato di diverse le offerte presentate da vari gruppi e le cifre che circolavano erano introno al miliardo di sterline, circa 1,4 miliardi di euro. Oltre ad Axel Springer, si parlava di interesse da Thomson Reuters e Bloomberg. Da parte degli analisti contattati dall’agenzia Usa non sono mancate le critiche al valore ipotetico delFt, che l’anno scorso ha raggiunto una diffusione di 720mila copie con una dominanza (70%) degli abbonati digitali.