Il destino dell’euro è legato a quello dell’Unione. La Gran Bretagna si interroga su una sua eventuale entrata nella moneta unica. L’Italia si interroga su una sua eventuale uscita. I fili del nuovo sistema si stringono attorno a questi (e altri) punti interrogativi.
Il futuro potrebbe essere rappresentato da una Unione a 28 Stati. Se ne parla in ogni Capitale, nei palazzi di comando, tra la gente. Mancano quattro mesi alle elezioni europee e tutto può succedere. Tra cinque mesi sarà l’Italia a salire alla presidenza del Vecchio Continente. Attualmente, esso si trova al bivio: riuscirà a sopravvivere al ‘mondo globale’?.
Non ci sono molte alternative. E occorre salvare l’attuale modello di sviluppo. Ogni soluzione non è scontata. Molti consensi sono andati persi lungo il cammino, e con essi anche la carica e lo spirito di unione. I posti di lavoro e la crescita economica sembrano essere intanto un miraggio. Solo a Est sembrano essere realtà. La diffidenza tra i Paesi membri delle altre aree geografiche, intanto, dilaniano l’evoluzione e prospettano un clamoroso scioglimento.
Una soluzione? Unirsi di più per non sgretolarsi. Futuro e credibilità sono in gioco ma in sordina si disputa un’altra partita. Quella tra chi è il più forte, tra chi può e deve regnare sugli ‘staterelli’.
Per una nuova e più coesa unione bancaria, forse, bisognerà aspettare quindici anni. Cosa ne sarà, nel frattempo, dell’euro? Intanto Martin Schulz, presidente europarlamentare in carica, difende la sua Germania. Con una così forte ‘nazionalizzazione, il sogno di un mercato unico dell’energia appare molto più che un miraggio.