I 25 milioni di proprietari di prima casa potrebbero, finalmente, trovarsi senza il peso di un’imposta che negli ultimi anni ha gravato molto sulle finanze: la Tasi.
In base ai calcoli della Uil politiche territoriali, si scopre ad esempio che a Torino il progetto di Renzi farebbe risparmiare 403 euro a famiglia fin dal prossimo anno, 391 a Roma, 346 a Firenze, e 300 a Milano.
La Borsa accoglie con entusiasmo la notizia: l’indice delle società immobiliari conta su un rialzo dei prezzi delle case con il taglio delle tasse e sale del 2,51 per cento.
Tuttavia la strada di quello che è passato in rassegna come il “Contratto dell’Expo” di tagli di imposte da 50 miliardi in cinque anni è assolutamente impervia e il campanello d’allarme suonato dagli esperti non può essere ignorato:
La manovra prevista dalla legge di Stabilità per il 2016 si sta gonfiando e dai 20 miliardi finora previsti sta superando la soglia dei 25 miliardi. Anche accettando di lasciare agli sviluppi futuri del biennio 2017-2018 i tagli di Irap-Ires e le aliquote Irpef, e decidendo di concentrare l’attenzione solo alla tassa sulla casa, la Tasi, il conto per il 2016 resta salato. Il costo del primo step dell’intera operazione è di circa 5 miliardi: 3,8 miliardi costa la Tasi sulla prima casa (arriva a 4,6 se si calcola anche la Tasi sulle altre abitazioni), a questa cifra va aggiunto anche 1 miliardo per eliminare, come promesso da Renzi, l’Imu agricola e la famigerata Imu “imbullonata” (quella che si paga per i macchinari “incardinati” dentro i capannoni). Anche se ci si limita a questa visione più realistica dell’operazione la legge di Stabilità del prossimo anno corre il rischio di salire dai 20 miliardi fino ad oggi ipotizzati a circa 25 miliardi. La lista della spesa fa tremare i polsi.