La crisi di Cipro non è stata soltanto emblematica per l’Europa e non è vero che il suo salvataggio è da considerarsi un modello per il resto del Vecchio Continente. In effetti, ogni crisi ha le sue specificità e quella di Cipro non è da meno.
Nell’isola, considerata a lungo un paradiso fiscale, le banche hanno dimostrato tutta la loro debolezza tanto da aprire una crisi finanziaria di vasta portata che ha costretto il paese a chiedere aiuto all’Europa. L’UE ha sbloccato una parte dei fondi necessari per il salvataggio, a patto che Cipro effettuasse un prelievo forzoso sui conti deposito.
►Il punto sul salvataggio di Cipro
Dopo un tira e molla che ha bloccato l’attività finanziaria dell’isola per una decina di giorni, si è arrivati alla mediazione, ma non sembra che la soluzione adottata sia condivisa da tutti. La Germania, per esempio, che era molto esposta sulle banche cipriote, non ha preso bene la conditio sine qua non.
►La versione di Saxo Bank su Cipro
Gli interventi dei leader economici tedeschi, chiaramente, si è concentrata su altri temi. Il ministro delle finanze, Wolfang Schaeuble, per esempio, ha voluto mettere in guardia l’Europa intera dicendo che il fallimento di Cipro, non ancora proclamato, potrebbe scatenare un effetto domino nell’area euro.
Il monito è arrivato proprio durante una riunione di tutti i parlamentari tedeschi che hanno dovuto deliberare sui possibili aiuti finanziari all’isola, che ricordiamo, ammontano a 10 miliardi di euro. Secondo Schaeuble, Cipro sarà costretta al fallimento se non viene aiutata e il suo fallimento potrebbe poi interessare anche gli altri paesi periferici.