Quello di ieri, in seguito alla sua rielezione a presidente della Repubblica, è stato un nuovo discorso di insedimento per Giorgio Napolitano molto meno morbido rispetto al primo discorso tenuto 7 anni fa.
Napolitano ha sferrato un duro attacco ai partiti politici, invitandoli a comporre subito un nuovo esecutivo, che continui sulla strada delle riforme.
Le parole di Napolitano sembrano far bene al climax economico. I mercati proseguono nel dare credito all’Italia allentando ulteriormente la pressione sul debito pubblico. Lo spread, il differenziale di rendimento tra titoli di Stato italiani e tedeschi a 10 anni, allarga la discesa e butta giù al ribasso anche la quota 270 punti base a 268 punti, ponendosi sotto il livello medio dell’ultimo anno di quasi cento punti e ai minimi dal 1° febbraio.
I decennali rendono il 3,9%, ai minimi dal novembre 2010. Per quanto concerne i titoli a due anni, i titoli più colpiti dalla crisi nell’autunno del 2011, con un rendimento sceso all’1,14%, hanno aggiornato i nuovi minimi storici. Insomma, gli investitori tornano a credere nell’Italia con benefici immediati per le casse dello Stato: basti pensare che 100 punti base di spread in più costano circa 15 miliardi di euro nell’arco di tre anni. Anche in Spagna sono scesi i rendimenti. Il Tesoro ha configurato titoli a breve scadenza (entro l’anno) per complessivi 3 miliardi di euro, il target massimo previsto, con un calo dei tassi. La domanda è stata altissima.
Sulla scia del calo dello spread e della buona intonazione di Wall Street, Piazza Affari chiude sui massimi di giornata con il Ftse Mib a +2,93%