La geografia dei paradisi fiscali si sposta verso oriente. Dopo la Svizzera, infatti, il testimone del maggiore centro off – shore del pianeta passa a Singapore, che, a differenza della vecchia Europa, colpita da un generale inasprimento dell’ assetto legislativo, e dunque diventata meno appetibile, gode oggi di un sistema di leggi che “favorisce” l’ incremento della ricchezza.
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A farsi portavoce di questo fenomeno e di questi dati è una ricerca condotta a termine dalla WealthInsight, società britannica esperta in ricerche di mercato. Secondo questo studio, dunque, Singapore, con i suoi 550 milioni di dollari in costante aumento, è oggi il quarto centro off – shore del mondo, ovviamente dopo Caraibi, Regno Unito e Svizzera.
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Quello di Singapore è dunque un mercato in rapida crescita, perché può contare ancora sull’ indipendenza degli istituti di credito e sulla esistenza del segreto bancario, istituto che invece in America e in Europa vacilla sotto i colpi della trasparenza e delle politiche fiscali. Quello che fa di Singapore un luogo privilegiato per gli investimenti è inoltre il particolare dettaglio della diffusione della lingua inglese.
Gli analisti stimano quindi che, alla luce di questa serie di fattori positivi, il patrimonio di Singapore potrebbe quadruplicare entro il 2016, anche grazie alle oscillazioni del mercato valutario.