Durante gli ultimi dieci anni, il reddito medio degli italiani è passato da quota 23.113 euro a quota 29.704 euro. Un incremento, in percentuale, del +28%.
Ma ‘non è tutto oro quello che luccica’. Infatti, dei 6.590 euro in più che i lavoratori hanno percepito, oltre metà sono andati a finire nelle tasche del fisco per un totale di 3.869 euro.
Ciò emerge dalle tabelle dell’Ocse, concernenti il reddito medio degli italiani e il prelievo fiscale, nel corso del periodo 2003-2013. In un secondo momento, al passaggio dell’erario nelle tasche dei lavoratori del Belpaese restavano 16.618 euro nel 2003, mentre nel 2013 anni dopo si giungeva a 20.487 euro. La parte di reddito trasformata in tasse è passata dal 28% del reddito al 31%, con un incremento di 3 punti. Sostengono gli esperti:
Il confronto con altri 13 paesi che aderiscono all’euro zona dimostra che il reddito lordo, in alcuni casi, nel decennio è quasi raddoppiato; si tratta della Slovacchia e della Slovenia dove l’aumento è stato rispettivamente del 74,6% e del 51,2%. Occorre però ricordare che in queste nazioni si partiva da redditi molto bassi (5.736 euro e 11.644 euro) che, nel 2013, sono arrivati a 10.016 euro in Slovacchia e 17.610 euro in Slovenia. Il peso delle tasse è salito dal 20,6% al 22,8% nel primo caso ed è sceso dal 35,5% al 33,1% nel secondo caso.
Vi sono anche casi di nazioni in cui il reddito di partenza era già elevato e si rileva comunque un incremento molto alto: in Finlandia ad esempio l’aumento del 43,4% ha portato i guadagni dei cittadini da 29.624 euro a 42.493 euro. Il peso delle tasse si è invece ridotto passando dal 31,5% del reddito al 30,2%. Mentre fanalino di coda è la Grecia: con una crescita del 6,5% i redditi passando da 19.339 euro a 20.604 euro lordi. Il peso delle tasse è aumentato di 2,4 punti (dal 23,1% al 25,5%), quindi a conti fatti in 10 anni i greci hanno aumentato le entrate solo di 466 euro.