Il ritardo della logistica italiana costa 36 miliardi l’anno alle industrie

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 Il settore della logistica italiana non aiuta le imprese del nostro paese a conservare parte del loro fatturato. Lo rileva una ricerca compiuta dal Centro Studi sul Mezzogiorno che ha analizzato condizioni e quantitativi delle merci che passano ogni anno nei nostri porti.

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L’inefficienza delle strutture logistiche italiane, infatti, ogni anno generano alle industria del nostro Paese una perdita di fatturato che oscilla tra i 36 e i 40 miliardi di euro. Al centro di questa questione vi è senza dubbio la situazione dei nostri porti, attraverso i quali vengono movimentate molte meno merci di quanto potrebbero.

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Da questo punto di vista, infatti, l’Italia si trova circa 4,6 punti percentuali più in basso rispetto alle medie di efficienza europee. Ma non è tutto. Se si vanno ad esempio ad analizzare le merci che arrivano dal canale di Suez nel Mediterraneo si scopre che solo il 6,3% di queste ultime transita poi attraverso i nostri porti una volta giunte nel Mediterraneo.

Non solo. Anche costi e tempistiche sono diverse quando si parla di spedizioni internazionali, cosa che fa a volte preferire le compagnie straniere a quelle italiane. Per esportare un container, ad esempio, secondo i dati raccolti da una statistica americana in Italia sono necessari:

  • 4 documenti
  • 17 giorni
  • 1072 dollari.

Stesso discorso anche per le importazioni, che richiedono sempre 4 documenti, 17 giorni e quasi 1200 euro. Le compagnie europee attive nello stesso settore, invece, risultano più competitive e più economiche di quelle italiane. Eppure il fatturato della logistica del nostro paese produce 200 miliardi di PIL l’anno, cioè oltre il 12% del totale.

 

 

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