Il fisco italiano sta mettendo a segno un altro successo molto importante: introdursi nel Vaticano. Quanti, per anni, hanno pensato all’inaccessibilità del soglio pontificio, adesso, devono ricredersi. Molto di questo successo è chiaramente dovuto al nuovo Pontefice, Papa Francesco.
►Milano chiude male la settimana segnata dal Papa
Come è stato sottolineato in molti giornali, Papa Francesco, di giorno in giorno, somiglia sempre di più al papa delle “prime volte”. Il fatto che sia il primo gesuita a diventare pontefice non è cosa da poco, ma è anche il primo successore di Pietro sudamericano. Tutto il suo atteggiamento ispira novità e il messaggio sembra di giorno in giorno più chiaro: toglietemi ogni cosa ma non toglietemi i miei fedeli.
►La Chiesa al centro del dibattito e del mercato
È nel loro rispetto, quindi, che il fisco potrà entrare in Vaticano. A controllare cosa? Sicuramente il rispetto dei Patti Lateranensi che, per esempio, hanno definito del tutto esentasse i redditi dei dipendenti laici della Città Stato. Chi lavora in Vaticano è considerato un frontaliere speciale e non è tenuto a pagare le Irpef ed altri addizionali. Si tratta di un popolo di circa 3000 persone.
Quello che più insospettisce in tutta la storia, è la volontà di Papa Francesco: che voglia riformare le finanze del Vaticano? Lo Stato già nel 2011 ha chiuso con un rosso di 14,8 milioni di euro e questo vuol dire che le sue finanze vanno risanate. E l’IMU? Forse si giungerà ad una conclusione anche su questo.