Sarebbe dovuto durare cinque anni l’iter per la dismissione del patrimonio immobiliare degli Enti Previdenziali Pubblici. Tutto iniziò con il Decreto Legislativo n.104 nell’ormai lontano 1996.
Il Decreto contemplata specifiche tutele per gli inquilini, così da agevolarli nell’acquisto della prima casa.
Un’accelerazione del processo di vendita degli immobili doveva essere stimolata dal decreto n. 351 del 2001, che consentì il ricorso alle operazioni di natura finanziaria di cartolarizzazione mediante S.C.I.P, società veicolo rappresentata dallo stesso Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Infine, a seguito del fallimento delle operazioni di cartolarizzazione, il patrimonio immobiliare degli enti previdenziali pubblici (Inps e altri) è stato trasferito agli Istituti proprietari all’origine. A loro veniva imposto il dovere di onorare le obbligazioni già assunte ed in vigore alla data di scadenza delle operazioni suddette.
Prima di essere messa in liquidazione, la S.C.I.P. Srl, ha alienato ai conduttori quasi tutto il patrimonio abitativo cartolarizzato mediante due decreti che hanno stabilito le modalità per la determinazione del prezzo di vendita degli appartamenti per gli inquilini che hanno palesato il desiderio di acquistarli entro il 31 ottobre 2001.
Per capire come continua la storia bisogna fare un salto in avanti e arrivare al 2009.
Il Parlamento, nell’anno in questione, ha disposto il proseguimento della vendita del portafoglio immobiliare rimanente ritrasferito nel frattempo agli enti assicurando la salvaguardia della prerogativa e i diritti degli inquilini. Come? Obbligando gli Enti a promuovere la definizione del contenzioso immobiliare in corso e preferendo soluzioni di natura transattiva. Nello specifico l’operazione riguarda 27.122 unità immobiliari per un valore di 2,4 euro miliardi di euro.
Mediante la Determinazione Commissariale n. 109 del 25 giugno 2009, l’Inps ha però scelto di costituire un suo Fondo Immobiliare “ad apporto privato” e di far ereditare al medesimo tutto il proprio patrimonio da reddito, inclusi gli immobili residenziali che erano invenduti successivamente alle cartolarizzazioni.
Malgrado la valutazione degli immobili fosse stata completata dall’Agenzia del Territorio già nel 2003, l’Inps ha procrastinato l’invio delle offerte in opzione delle abitazioni a moltissimi inquilini che desideravano acquistarle e che avevano maturato il diritto già nel 2001.
La storia infinita continua: l’Inps, differentemente dall’Inail, non ha adottato la Direttiva Interministeriale datata 10 febbraio 2011.
Essa stabilisce quanto segue:
E’ necessario procedere alla vendita degli immobili favorendo soluzioni transattive che consentano di stipulare contratti di compravendita che prevedono il corrispettivo pari al valore di mercato dell’immobile, determinato a suo tempo dall’Agenzia del Territorio, con il versamento di una quota parte di tale prezzo, legando la corresponsione del saldo alla risoluzione in sede giurisdizionale delle cause pendenti.
Successivamente alla volontà di inglobare il patrimonio immobiliare appartemente a INPDAI, INPDAP, ENPALS e IPOST, nonostante questi enti desiderassero procedere nelle vendite, l’INPS ha stoppato ogni iniziativa di vendita agli inquilini provocando così un danno enorme a migliaia di famiglie e disobbedendo alle indicazioni fornite da Governo e Parlamento.