Quella degli immobili degli enti previdenziali è una storia infinita che Governo e Inps hanno ignorato. Una storia fatta di numerose tappe. Una storia che occorre conoscere da cima a fondo. In primo luogo è necessario conoscere come funziona la vendita e da quanto tempo dura l’iter dell’alienazione. In secondo luogo sarebbe necessario conoscere gli errori dell’Inps.
La storia recente indica il calo del mercato immobiliare. Iniziato nel 2009 e protrattosi sino al 2011, il calo fa si che gli immobili previdenziali invenduti non possano essere dati ad un fondo privato come quello costituito dall’Inps per un valore oltretutto maggiore in confronto a quello riportato dagli enti in bilancio dal 2009 in poi: il fondo privato realizzato dall’Inps porta il nome di InvImIt.
Occorre precisare che soltanto le unità libere possono essere inserite in percorsi di valorizzazione. Le unità residenziali, invece, vanno vendute agli inquilini ad un prezzo uguale a quello determinato all’inizio di questo lungo iter dall’Agenzia del Territorio.
L’iter dura dal 1996. Venedo ai giorni nostri, il 16 gennaio di quest’anno Antonio Mastropasqua (ormai ex Presidente dell’INPS che da pochissimi giorni ha rassegnato le dimissioni) nel corso dell’audizione alla Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti di previdenza e assistenza sociale, per quanto riguarda il patrimonio immobiliare, dichiarò che l’istituto era in attesa di un decreto attualmente all’attenzione del Ministro Saccomanni. L’uno febbraio, però, Mastropasqua ha lasciato la ‘poltrona’.
Sono passati 18 anni dall’avvio della dismissione immobiliare. Le famiglie, molte delle quali sono costituite in prevalenza da anziani e da ex dipendenti dgli enti previdenziali, non hanno avuto la possibilità di comprare casa. Altre famiglie, residenti talvolta nei medesimi palazzi, si. Il processo di dismissione immobiliare doveva interessare entrambe le tipologie di nucleo, e la cartolarizzazione avrebbe dovuto accelerarlo. Così non è stato.
Ad oggi, centinaia di inquilini di immobili non di pregio, sono stati esclusi dalla possibilità di ridurre il prezzo di vendita. Possibilità che è stata concessa agli acquirenti degli altri immobili venduti in virtù della medesima norma: l’articolo 3 della Legge 410 del 2001.
La differenza di trattamento, dunque, è sotto gli occhi di tutti. I contenziosi generatisi sono ancora in corso. La regola generale di mercato, però, non ha trovato applicazione. La regola statuisce che il prezzo di un immobile occupato è comunque inferiore in confronto al prezzo del medesimo immobile fisso. Ciò dovrebbe accadere a prescindere dalla tipologia di abitazione o dalla disparità di valore tra due immobili ‘cartolarizzabili’ nel medesimo modo.
Il danno economico per gli inquilini è ingente. Costoro per quarant’anni sono stati costretti a versare la quota del canone di locazione per effetto dei ritardi provocati dall’Inps. La situazione giuridica generatasi è pertanto grave.