Si parla di ripresa, e del 2015 come l’anno buono. Ma non è così. Non solo per le famiglie. Il ritorno ai consumi è distante e solo tre italiani su dieci intravedono un miglioramento.
Come accennato, non sono soltanto le famiglie ad essere in difficoltà. Il ritorno alla crescita appare ancora molto distante anche per le imprese: sempre il sondaggio Confesercenti-Swg dice che oltre 8 imprenditori su 10 (82%) a giugno dichiarano di non aver intercettato l’inversione di tendenza; più di uno su due (51%) non rileva miglioramenti rispetto al 2014, mentre il 31% sostiene di avere subito un nuovo calo. Solo il 17% delle imprese vede segnali di miglioramento.
La sofferenza delle imprese appare legata soprattutto all’eccessivo prelievo fiscale – rileva lo studio presentato in occasione dell’assemblea annuale di Confesercenti -: per questo tre imprenditori su quattro (75%) ritengono prioritario che il Governo vari una riforma del fisco che alleggerisca il peso delle tasse. Ma è forte anche la richiesta di un intervento urgente per la semplificazione: il 42% vorrebbe snellire la burocrazia, mentre un 18% di imprese chiede interventi per una giustizia più celere. Il perdurare dello stato di difficoltà si ripercuote sulla capacità di investimento delle imprese: solo il 18% ha dichiarato di aver assunto a tempo indeterminato nuovo personale, e la metà ha potuto farlo solo grazie ai nuovi sgravi contributivi. Ma l’80% segnala di non avere ancora l’esigenza o la forza per prendere nuovo personale. Secondo gli imprenditori servirebbe quindi una un rafforzamento degli sgravi: 3 imprese su 10 chiedono di ridurre subito il costo del lavoro.
L’appello: “Meno tasse”. “Non esiste alternativa efficace alla riduzione dell’imposizione fiscale”, dice il presidente di Confesercenti Massimo Vivoli. “Abbiamo chiesto al Governo di procedere velocemente all’approvazione dei decreti di attuazione della delega fiscale. Ma da sola non basta, perché mira più a razionalizzare l’esistente che a ridurre il peso delle imposte”.