Il Censis e il Forum Ania-Consumatori hanno schematizzato la condizione lavorativa dei giovani, e i numeri che vengono fuori parla no di una realtà assurda. Nell’arco di dieci anni, infatti, sono stati persi 2,3 milioni di posti tra i ragazzi fra 18 e 34 anni e gli occupati under 35 sono scesi di 12,7 punti percentuali, dal 58,7% del 2004 al 46% del 2013. La fine del lavoro per i giovani è costata all’Italia più di 152 miliardi di euro: una cifra pari alla somma del Pil di tre Paesi Ue quali Croazia, Slovacchia e Lituania. Stando al rapporto, sono 3,2 milioni i ragazzi che pensano che sarebbe meglio emigrare e trasferirsi all’estero. Anche perché, anche tra coloro che vivono fuori casa, 980 mila non ce la fanno a coprire le spese mensili con il proprio reddito e 2,3 milioni hanno costantemente o spesso una «paghetta» dai genitori.
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Il 43,2% dei «millennials», i nati tra gli anni 80 e il ’96, è preoccupato per il proprio futuro, rispetto al 29,2% dei cittadini italiani. Il 26,6% dei giovani è molto preoccupato per la mancanza di una rete di protezione, il 17,9% vive una situazione di incertezza e soltanto il 12,3% si dice abbastanza sicuro. «La crisi e i suoi riflessi negativi sull’occupazione – dice il presidente del Forum Ania-Consumatori, Silvano Andriani – in particolare quella giovanile, hanno contribuito a portare a un impoverimento materiale di ampie fasce di cittadinanza. Assicuratori e consumatori concordano sulla urgenza di intervenire su questo fronte, per un welfare più equo, efficace ed economicamente sostenibile, che sia in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini».