Giungono dati (e segnali) in chiaroscuro dall’industria italiana, la quale secondo l’Istat è riuscita ad ampliare il fatturato del 2,1% mensile ad aprile confermando il buon momento della domanda interna (+3,1%) e il rallentamento della richiesta di Made in Italy oltre i confini (+0,2%).
Anche gli ordinativi alle fabbriche tricolori hanno mostrato una crescita in confronto a marzo (+1%), ma in questo caso si può leggere un segnale di debolezza interna nel fatto che le commesse domestiche sono scese del 3,9%, mentre quelle estere sono salite dell’8,1%. La dinamica degli ordinativi è però sempre volatile, con i dati che risentono magari di singole commesse, mentre il fatturato si va a spalmare in mesi successivi (ad esempio con i pagamenti dilazionati).
E’ allora significativo evidenziare che, da un’altra rilevazione Istat, si evince che a maggio i flussi commerciali dell’Italia verso i paesi extra Ue, sia in entrata che in uscita, sono in contrazione, con una diminuzione più marcata per le esportazioni (-3%) che per le importazioni (-1,1%). Il surplus commerciale (+3.257 milioni) è comunque in netta crescita rispetto a quello dello stesso mese del 2015 (+2.756 milioni).
Tornando ai dati sull’industria, “nella media degli ultimi tre mesi”, come afferma l’Istat nella sua nota, “l’indice complessivo del fatturato mostra una leggera flessione (-0,2%) rispetto ai tre mesi precedenti (-0,3% per il fatturato interno e -0,1% per quello estero). Al netto dell’energia si rileva un incremento dello 0,5%”.
Dinamiche in chiaroscuro anche nella variazione annua, che però espone alcuni elementi da rivedere. Correggendo i dati per la differenza di giorni lavorativi tra l’aprile scorso e quello del 2015, “il fatturato totale registra in termini tendenziali una variazione positiva dello 0,1% (+0,1% sul mercato interno e -0,1% su quello estero)”. Bene, in particolare, l’energia. L’indice grezzo cala invece del 3%. Segno meno anche per l’indice grezzo degli ordinativi, che scende di ben 11,3 punti percentuali nel confronto con aprile dell’anno scorso. In questo caso pesa il confronto dei mezzi di trasporto, che patiscono un -29,4% soprattutto per il comparto degli “altri mezzi di trasporto”.