Occorrerà attendere i dati sull’inflazione prima di parlare di ripresa. Le due nozioni, le due aree, le due dimensioni, viaggiano strettamente di pari passo ed è difficile fare previsioni a lungo termine seppure arrivino da più parti segnali confortanti e assolutamente positivi.
Nei prossimi mesi sarà la Banca Centrale europea a farla ‘da padrona’, segnando la temperatura sul termometro della ripresa.
Uno degli esiti che occorre seguire maggiormente è infatti proprio quello della crescita dell’Eurozona. Pubblicato nella giornata di ieri il dato relativo al quarto trimestre 2013, è possibile dire qualcosa in più: si registra una crescita dello 0,3%, in linea con lo scenario che la stessa Bce aveva delineato da molto tempo.
Draghi ha parlato infatti spesso di una ripresa lenta e graduale, anche se fragile. Ma l’Eurotower rimane cauta. Francia, Spagna e (seppur in maniera striminzita) Italia hanno messo il segno ‘+’ accanto alla voce Pil. Ma il quadro non sarà completo finché non si potrà avere una panoramica sulle nuove stime riguardanti l’inflazione di febbraio.
I primi dati saranno disponibili la prossima settimana. Quasi sicuramente l’inflazione rimarrà sotto l’1%, dopo lo 0,7% di gennaio. Non è un caso che la Bce da mesi parli di inflazione bassa.
A completare il quadro, il Consiglio del 5-6 marzo avrà a disposizione le previsioni dello staff della stessa Bce che includeranno per la prima volta le stime sull’inflazione del 2006.
A questo punto è palese che nessuna decisione è stata ancora presa. Il dato del 2016 potrebbe essere rilevante, dal momento che se mostrasse un’inflazione ancora bassa ma in risalita del 2%, la Bce potrebbe avere una buona giustificazione per rimanere ferma sulla sua prospettiva a medio termine.
Sarà proprio l’evoluzione dell’inflazione a fornire l’input decisivo sul taglio dei tassi di interesse a breve.