Il mese di aprile si apre non certo all’insegna dell’ottimismo. Il dato pubblicato ieri sull’inflazione europea non lascia spazio ad interpretazioni e giovedì l’istituto centrale europeo non ha più scuse per non intervenire, come sempre, in ritardo, per tentare di arginare una situazione che purtroppo è figlia del non interventismo, secondo mandato e statuto, che purtroppo potrebbe essere comunque mantenuto in essere (la reazione dell’euro di ieri indica che questo è prezzato dal mercato).Il dato che ieri ha fatto registrare un’inflazione allo 0.5% ed un’inflazione core allo 0.8% è rappresentativo di come le masse monetarie dell’area euro siano quasi congelate, con i consumi che cominciano a diminuire e con la fiducia che potete trovare se guardate sotto la suola delle vostre scarpe.
> Come potrebbe agire la Bce per contrastare l’inflazione
Le condizioni peggiori in assoluto (non avremmo voluto citare la disoccupazione al 12% per non infierire, ma il dovere di cronaca e di chiarezza ce lo impone) per innescare una spirale negativa da cui potrebbe essere difficile uscire – il Giappone ci ha messo 20 anni per smuovere qualcosa e lo sta cercando di fare tramite una mossa che non può essere contemplata dalla BCE, ovvero lo stampare moneta.
> Fed, tassi bassi anche se raggiunti target inflazione e disoccupazione
A parte il fatto che non comprendiamo e non abbiamo mai compreso (ma chi ci segue lo sa) perché l’istituto centrale europeo non possa agire direttamente sulle masse monetarie per cercare di correggere la mal nata situazione di avere una moneta comune e diversi tassi di interesse – e lo diciamo, spiega Matteo Paganini di DailyFx dal lontano 2005, in tempi non sospetti in cui prendevamo dei pazzi a pensare alla crisi dell’euro – non capiamo altresì l’ostinazione di continuare a rimanere concentrati sull’inflazione di medio periodo, ben ancorata sotto, ma vicino, al target del 2% voluto dalla BCE.