Il 2015 doveva iniziare con una serie di rincari sulle autostrade, rincari medi elevati che si era detto sarebbero stati anche più onerosi su alcuni tratti particolari come la Roma-Pescara dove il prezzo del pedaggio è aumentato addirittura di 1,5 euro. A farne le spese sono i consumatori e anche le imprese. Tra l’altro i maggiori costi non equivalgono ad un miglior servizio.
Le autostrade italiane sono tra le peggiori d’Europa e per le imprese e i consumatori che devono viaggiare via terra sono anche un salasso, una voce del budget mensile molto consistente. Anche quando sembra di essersi liberati dalla frenesia della metropoli, gli inconvenienti legati al trasporto privato in autostrada, sono dietro l’angolo perché le arterie del Paese s’intasano facilmente e quindi si spreca carburante. Oramai sembra non si possa nemmeno più parlare di partenze intelligenti.
> Aumenti sulle autostrade, la protesta delle associazioni
Gli automobilisti pensano a tantissime soluzioni per risparmiare, dall’acquisto dell’auto usata alla comparazione online delle polizze assicurative, fino alla scelta delle pompe bianche per fare il pieno di carburante. Ma quando arriva il momento di pagare il pedaggio in autostrada, le soluzioni alternative sono veramente poche.
Proprio come avevano vaticinato Adusbef e Federconsumatori, su alcune autostrade importanti c’è stato un aumento consistente dei prezzi. Si parla di:
- Autovie Venete
- Brescia-Padova
- Autocamionale della Cisa
- Autostrada dei Fiori
- Tangenziale di Napoli
- Società autostrada tirrenica
- Società autostrade valdostane
- Torino – Savona
- Strada dei Parchi.
Che alternative ci sono per risparmiare a questo punto? O si deve procedere con l’uniformazione fatta “per legge” delle tariffe in Europa come in Italia, oppure si devono studiare percorsi alternativi. Per esempio la Brebemi, propone uno sconto del 15% sul pedaggio ponendosi come alternativa all’A4 almeno fino al 15 maggio. Questa autostrada è un’eccezione visto che è stata costruita con denaro privato, collega Milano e Brescia ed ora è tenuta in vita dal denaro pubblico.