In atto, anche se si procede a minuscoli passi, vi è una smobilitazione assolutamente significativa.
La Compagnia di San Paolo, primo azionista di Intesa Sanpaolo, ha venduto con piccole operazioni sul mercato, a partire dal giugno dello scorso anno, circa 20 milioni di azioni della banca conferitaria, pari allo 0,13% del suo capitale ordinario. Le resta il 9,38%, che entro un triennio però dovrà scendere sensibilmente.
Si legge in una nota della Compagnia:
La cessione, informa una nota dell’ente torinese, è avvenuta nell’ambito del programma di gestione attiva di parte della partecipazione. Le operazioni, autorizzate dal ministero del Tesoro (che vigila sulle Fondazioni) nel maggio 2014 per massimi 32,57 milioni di azioni, hanno prodotto un incasso netto di 51,5 milioni di euro, con plusvalenza di 6,1 milioni. E altri 9,7 milioni sono stati incassati, nello stesso periodo, attraverso il programma di gestione attiva della partecipazione Intesa Sanpaolo.
Alla Compagnia resta ora da portare a termine un’ulteriore cessione di circa uno 0,05% della banca. Ma nel prossimo triennio saranno molte di più le azioni che l’ente torinese dovrà mettere sul mercato. Il protocollo siglato tra il Tesoro e gli enti ex bancari, infatti, impone di ribilanciare, entro un triennio, l’esposizione nella banca conferitaria che superi il 33% del patrimonio del singolo ente. Compagnia di San Paolo, proprietaria della maggiore quota in una banca nazionale, eccede largamente il tetto (un decimo delle azioni dell’istituto di Ca’ de Sass ammonta a circa metà del patrimonio dell’ente).
Ed è contemplato che, con operazioni sul mercato, la Fondazione si liberi prossimamente di 3% almeno del capitale della banca, in quella che dovrebbe essere la maggiore diluizione del genere nel settore (anche se non sarà certo l’unica: un 10% circa delle quote di Intesa Sanpaolo e Unicredit sarà da vendere per rispettare i nuovi patti tra l’Acri e il Tesoro.