Il processo di revisione della governance da parte di Intesa Sanpaolo, che terminerà con l’adozione dal 2016 del sistema monistico di tipo anglosassone al posto di quello duale, continua spedito. Ieri i consigli hanno ricevuto un’informativa sul tema da parte dei tecnici che stanno lavorando all’operazione.
“Sul tema governance sono al lavoro i tecnici, a stretto contatto con i regolatori sia a Roma che a Francoforte” ha detto oggi Gian Maria Gros-Pietro, presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, a margine dell’esecutivo Abi. “E i consigli vengono tenuti al corrente del progredire”, ha aggiunto.
Entro metà ottobre il consiglio di gestione metterà a punto il nuovo statuto che poi passerà al vaglio del consiglio di sorveglianza e dovrà infine ottenere l’ok della Bce. Proprio riguardo all’Istituto di Francoforte, Gros-Pietro ha dichiarato di non aver ricevuto alcuna comunicazione sui risultati dello Srep e sui relativi coefficienti minimi di capitale richiesti. Secondo alcune fonti, dopo la revisione e valutazione prudenziale delle 123 banche sotto la sua supervisione, la Bce avrebbe alzato nel complesso e in modo lieve i requisiti minimi di capitale richiesti alle banche italiane.
In ambito europeo, il numero uno del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo ha commentato anche l’introduzione delle norme europee sul bail-in, ovvero sul salvataggio delle banche in crisi a carico degli stakeholder stessi degli istituti. “In Italia non è mai successo che i contribuenti dovessero pagare i costi delle crisi bancarie, ci si allinea alla situazione degli altri Paesi europei. In altre parole, gli altri Paesi dovranno smetterla di aiutare le banche”, ha concluso Gros-Pietro.
A Piazza Affari al momento il titolo Intesa Sanpaolo guadagna l’1,2% a 3,21 euro. Bernstein, come riportato dall’agenzia Mf-DowJones, ha confermato sul titolo la raccomandazione outperform e il target price a 3,9 euro. Gli analisti pensano che i prezzi di borsa dell’azione possano ancora salire e citano tre ragioni principali: la continua forte crescita delle commissioni guidata dall’asset management e dal private banking, il veloce miglioramento del costo del credito in Italia e l’elevato livello del Common Equity Tier 1.