L’oro nei secoli manterrà il suo fascino di bene rifugio per eccellenza. Nonostante ormai tutto il bello della finanza sia racchiuso nella compravendita di titoli e valute, in un periodo di crisi il chiodo fisso sono i lingotti. Anche se oggi le opportunità d’investimento hanno portato in piazza il cosiddetto “oro di carta”.
Nell’ultima settimana di contrattazioni appena archiviata l’oro ha raggiunto e superato la soglia dei 1790 dollari l’oncia che è grosso modo il valore che il metallo giallo aveva alla fine del 2011, poco prima che esplodesse la bolla del debito pubblico che ha investito totalmente i bilanci di Spagna e Italia.
Il massimo storico delle quotazioni era stato toccato nell’estate del 2011, con il picco dei 1895 dollari l’oncia. Oggi le vendite di oro continuano ad essere sostenute e non è venuta meno la domanda, anzi possiamo affermare che c’è stato un incremento vero e proprio delle richieste. In primo luogo dalle banche centrali e dalla cinese in particolare, e secondo poi dagli investitori privati.
I piccoli risparmiatori affascinati da questo mercato possono acquistare oro attraverso fondi e certificati specializzati, o attraverso altri strumenti come l’Etc che consentono d’investire nelle materie prime. Il problema dell’oro di carta risiede soltanto nella possibilità d’insolvenza dell’emittente.