Oggi, l’Istituto per le Opere di Religione hadichiarato:
Il rimpatrio dei fondi è stato ora reso esecutivoanche per effetto dell’introduzione da parte della Santa Sede, avvenuta nel 2013, di un solido sistema di prevenzione e contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, e di vigilanza. Sistema riconosciuto dal Comitato Moneyval del Consiglio d’Europa nel dicembre 2013. La Santa Sede ha inoltre rafforzato la sua collaborazione a livello internazionale con Paesi come Italia, Germania, Stati Uniti e Regno Unito stipulando diversi accordi bilaterali. L’operazione è valutata dallo Ior, secondo quanto si apprende, molto positivamente. «Un segnale importante», lasciano trapelare dal Torrione Niccolò V, perché pur non trattandosi di una somma rilevante comunque la decisione riapre i canali di operatività con l’Italia.
I fondi in questione erano stati bloccati nel settembre del 2010 per effetto di alcune misure preventive stabilite dalle autorità italiane. Il sequestro preventivo era poi stato revocato nel giugno 2011, malgrado i fondi siano rimasti vincolati a causa di irrisolte questioni connesse all’adeguata verifica (trattasi della cosiddetta «customer due diligence»). In giornata, lo Ior ha reso noti i clienti che facevano capo a quel conto. E sono venuti fuori una serie di particolari importanti. Si tratterebbe di rimesse di istituzioni ecclesiastiche e dunque non estranee al core business facente parte della banca vaticana.