Una sola notizia negativa non dovrebbe essere considerata meccanicamente come un’indicazione di tendenza sfavorevole. In ogni caso, però si stanno si stanno accumulando troppi dubbi sull’effettiva solidità della ripresa economica.
Si è appreso che la produzione industriale in Germania è andata dal segno più di febbraio al segno meno di marzo, cogliendo di sorpresa gli analisti, e l’Istat comunica che in Italia la produzione a marzo è calata dello 0,5% rispetto a febbraio e dello 0,4% rispetto al marzo del 2013 (dato corretto alla luce degli effetti di calendario). Purtroppo l’Italia è in peggioramento poiché già a febbraio c’era stato un -0,4% congiunturale (cioè mensile). Daltro canto, anche la Bce di Mario Draghi è preoccupata per un’economia europea che rischia di ricadere nuovamente nella recessione.
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«Il calo della produzione industriale di marzo smentisce anche le più prudenti previsioni» e «viene da chiedersi: dov’è la ripresa?» si chiede Sergio De Nardis, capo economista di Nomisma. Secondo De Nardis, «gli 80 euro di minore Irpef potranno dare una mano solo se le famiglie beneficiate si convinceranno che il vantaggio non è transitorio. Per questo occorre che si definiscano al più presto le prospettive dei conti pubblici italiani, inclusa la valutazione europea».
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Paolo Mameli, il capo dell’ufficio studi di Intesa Sanpaolo, commentando i dati dell’Istat, parla di «sorpresa» e di «rischi verso il basso» per la stima «di una prosecuzione del trend di ripresa del Pil nel primo trimestre». Il centro studi di Confindustria, però, prevede per aprile una lieve ripresa dello 0,2%.