Il mercato del lavoro? E’ ancora in difficoltà e, stando ai dati, lo sarà ancora per moltissimo tempo.
Lo si evince da quanto viene comunicato sovente dall’Istat. L’istituto di statistica italiana continua a diffondere i risultati dei suoi studi, che alla fine sembrano assomigliare a tutti gli effetti a dei bollettini di guerra. Sono infatti migliaia gli individui e le imprese che sono vittieme di questa crisi economica senza fine.
Dall’annuario Istat è emerso ad esempio che durante lo scorso anno il numero degli occupati si è ridotto a 22,420 milioni, 478mila in meno in confronto al 2012, con una flessione di -2,1%. Per la disoccupazione, dunque, è “allarme rosso”.
Perdono occupazione tutti i comparti di attività: -89mila unità nell’industria, -35mila in agricoltura, -163mila nelle costruzioni, -191mila nei servizi. Spiega l’istituto di statistica:
Il calo di occupazione riguarda tutti i settori di attività ma i più colpiti sono costruzioni (-9,3%) e agricoltura (-4,2%)”, mentre tra le tipologie di contratti, diminuiscono i dipendenti con contratto a tempo indeterminato ma anche i dipendenti a termine. Una flessione che porta il tasso di occupazione per la fascia 15-64 anni al 55,6%, molto al di sotto del dato Ue, 64,1%. Come negli anni precedenti, permangono ampi divari territoriali, con il tasso di occupazione che al Nord (64,2%) è oltre venti punti più elevato di quello dell’area meridionale (42%).
All’interno dello stesso annuario Istat si può leggere un ulteriore dato allarmante: sempre meno giovani italiani si iscrivono all’università.
Il passaggio dalla scuola secondaria all’università è andato progressivamente riducendosi dopo la forte crescita negli anni di avvio della riforma, e nell’anno accademico 2012/2013 si attesta al 55,7 per cento, con i valori piu’ alti per i residenti nelle regioni del Nord-ovest e in quelle del Centro (entrambe 60,2).
Nel 2012 circa 297.000 studenti sono arrivati ad ottenere la laurea, circa 1.400 in meno in confronto all’anno precedente (-0,5%).